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Risparmiare senza obiettivi. Il male degli italiani

11/2/2024 | Francesco D'Arco

Il mese dell'educazione finanziaria si apre con un dato poco entusiasmante, emerso dalla Giornata Mondiale del Risparmio. Non mancano, però, segnali che lasciano ben sperare per il futuro.


Il mese di ottobre si è chiuso, come di consueto, con la Giornata Mondiale del Risparmio organizzata dall’ACRI - Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio. Quella di quest’anno era la 100esima edizione dell’evento che da 24 anni si caratterizza per la presentazione dell’indagine realizzata da Ipsos sul rapporto tra gli Italiani e il Risparmio. 
Un rapporto che è gradualmente cambiato in questi due decenni.
L’indagine quest’anno ha rilevato, tra le altre cose, una trasformazione significativa nel modo in cui il risparmio è percepito e approcciato dagli italiani. Le generazioni precedenti consideravano il risparmio come un pilastro fondamentale della gestione finanziaria personale, associato a virtù come la prudenza e la saggezza, ed era visto come una garanzia per la sicurezza finanziaria della famiglia contro le incertezze della vita. Oggi, il risparmio è considerato principalmente come una necessità per garantire tranquillità e stabilità economica (per il 38% degli italiani), specie dai Boomers, presso i quali il dato raggiunge il 46%. 
In seconda battuta è visto come un'opportunità per raggiungere specifici bisogni e desideri. Su questo fronte le priorità di risparmio, secondo l’indagine, hanno subito una forte trasformazione e riflettono anche un cambiamento nei bisogni e nei desideri degli italiani. I più maturi tendono a risparmiare principalmente per far fronte a un futuro incerto, concentrandosi su spese impreviste, al rischio di spese mediche (rispettivamente 61% e 50%) e per raggiungere la sicurezza finanziaria. Al contrario, i giovani sembrano più orientati al presente: risparmiano per permettersi viaggi e svaghi (Gen Z pari all’28%; Millennials pari al 29%), indice di un desiderio di esperienze piuttosto che di accumulo di beni materiali, che è una delle cifre delle nuove generazioni. 
Ma tutto questo si traduce in un atteggiamento cauto quando si parla di investimenti: circa due terzi degli italiani sceglie di non investire, prediligendo la sicurezza percepita della liquidità e un terzo investe solo una piccola parte dei propri risparmi. C’è un ma: si registra una lieve crescita dei più propensi al rischio (9% vs 7% nel 2023), spinta da tassi di interesse in discesa per gli strumenti più conservativi, e dalle incertezze sulla resa dell’immobiliare. Aumenta quindi la necessità di valutare bene la rischiosità dello specifico investimento.
In estrema sintesi la necessità di risparmiare continua a non andare di pari passo con la volontà di investire, con l’inevitabile rischio di disperdere il valore di tale risparmio. Un valore che, come ha ricordato lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo intervento in occasione della 100° Giornata Mondiale del Risparmio deve essere tutelato da qualsiasi Stato e in primis dalla “nostra Repubblica”. 
“Quello che appare evidente è la natura stessa di bene individuale e collettivo allo stesso tempo rappresentato dal risparmio, risorsa per il futuro, questa è la seconda caratteristica che gli è propria” ha sottolineato il Capo dello Stato. Purtroppo però per 4 italiani su 10 l’accumulo di denaro è fine a sé stesso, risparmiare è un’indole che non necessita di ulteriori motivazioni. Un atteggiamento, quest’ultimo, che dovrebbe far riflettere in questo mese della educazione finanziaria.

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