Focus sull’ultimo trimestre 2023
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Focus sull’ultimo trimestre 2023
di Advisor Professional
La News
Andrew McCaffery (global CIO) e i membri senior del team di Fidelity International hanno discusso lo scenario e le dinamiche di mercato attuali, analizzando le implicazioni sul versante macroeconomico e sulle varie asset class. Ecco un riassunto sintetico.
La trasmissione della politica monetaria è rallentata da forze macro. L’inflazione è rallentata, ma non si è ancora verificata la discesa significativa che ci aspetteremmo normalmente. I dati in nostro possesso ci inducono a credere che dovremmo iniziare a vedere un calo dell’inflazione tra il T4 e i primi mesi del 2024. Una recessione è ancora possibile.
Sentiment meno ribassista. Fino ad agosto le performance dei mercati sono state trainate da una platea molto ristretta di titoli e, in particolare, dalle mega cap statunitensi, dal settore del lusso in Cina e da un certo repricing in Europa. Con il miglioramento del sentiment, abbiamo notato anche una maggiore predilezione per gli asset più rischiosi e questo entusiasmo sembra destinato a proseguire nel corso di quest’anno, come dimostrano i recenti rally dei mercati azionari. È importante però sottolineare che il quadro macroeconomico generale è ancora incerto.
I tassi indicano che è in arrivo una recessione. La curva dei rendimenti è invertita da diversi mesi e crediamo che rimanga un buon indicatore di una futura recessione. Predirne le tempistiche esatte, tuttavia, è difficile. Nel 2018 e nel 2019 abbiamo assistito a un qualcosa di simile quando, dopo un periodo di tassi d’interesse molto bassi e quantitative easing, le banche centrali hanno cercato di normalizzare i tassi e i mercati non l’hanno accettato, costringendole a tornare sui propri passi o a rischiare una recessione.
Rischio default. Molte società sono riuscite a rifinanziarsi nel corso della pandemia assicurandosi bassi tassi d’interesse, mentre le imprese di maggiori dimensioni, con direzioni finanziarie più strutturate, sono state in grado di proteggersi dall’attuale contesto di aumento dei tassi. Ci sono però comunque società che nei prossimi due anni si troveranno di fronte a un “muro delle scadenze” e si verificheranno dei default. Per questo gli investitori devono assicurarsi di venire remunerati in maniera adeguata per l’entità dei rischi di cui si fanno carico.
Utili fattore chiave per l’azionario. I risparmi della pandemia vengono oggi reimmessi nell’economia, ma le abitudini di spesa hanno visto un passaggio dai beni ai servizi. Questi ultimi comportano un costo del lavoro relativo molto più elevato per le imprese, erodendo i margini e mettendo sotto pressione gli utili.
Tra quest’anno e l’inizio del prossimo sarà importante tenere sott’occhio il livello di risparmio dei consumatori e i fattori, come i prezzi delle materie prime, in grado di influire sia sulle imprese che sui consumatori. Questi sviluppi possono iniziare a intaccare la resilienza del mercato osservata finora nel 2023.
Mercati emergenti relativamente interessanti. Si trovano in una fase più avanzata del ciclo di inasprimento delle politiche e le prospettive sono più bilanciate. Un’incognita riguarda l’esposizione della Cina, data la vulnerabilità dei mercati emergenti ai mutamenti della domanda cinese. Ma una serie di fattori propizi di più ampio respiro, legati a crescita industriale e demografia, lascia presagire prospettive più positive per i mercati emergenti.
Se la Cina riuscirà a stabilizzare i settori legati all’immobiliare, inizieranno a mettersi in moto altri motori di crescita e il pessimismo sul mercato potrebbe venir meno.
Anche gli ultimi sviluppi legati al gruppo BRICS possono creare nuove dinamiche di mercato da rivalutare. L’ingresso di nuove nazioni significa più Paesi con interessi allineati e voce sulla scena mondiale. Ciò potrebbe favorire non solo in maniera diretta i Paesi del gruppo, ma anche altri in America Latina, Medio Oriente e Asia con forti legami commerciali con il nuovo gruppo BRICS.

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