Utility in portafoglio per sfruttare la transizione verde
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Utility in portafoglio per sfruttare la transizione verde
di Advisor Professional
La News
Le utility rappresentano un argomento complesso per gli investitori professionali. Da una parte il settore è responsabile di un terzo delle emissioni globali di carbonio (e di recente ha destato critiche per la riattivazione di impianti a carbone a seguito della guerra in Ucraina), ma dall’altra sono uno snodo fondamentale per la transizione green.
“Gli investitori attenti al clima potrebbero essere tentati di eliminare le utility dai loro portafogli, ma un'operazione del genere sarebbe controproducente - spiega Jennifer Boscardin-Ching, Client Portfolio Manager di Pictet Asset Management - Togliere loro capitale metterebbe a repentaglio la transizione verso l'azzeramento delle emissioni, impedendo loro di contribuire in modo decisivo alla decarbonizzazione di altri settori ad alto consumo energetico.
Alcune realtà del comparto si stanno impegnando a fondo nella decarbonizzazione delle proprie attività. Molte stanno aumentando gli investimenti in energie rinnovabili e reti elettriche”.
La manager di Pictet AM porta poi due esempi.
Dal 2001, una utility europea ha chiuso 17 centrali termoelettriche a carbone e a petrolio e ridotto di oltre due terzi le sue emissioni.
L'azienda prevede di spendere 36 miliardi di euro in investimenti organici nella transizione energetica tra il 2023 e il 2025 e aumenti dell'EBITDA e dell'utile netto nell'ordine dell'8-9% su base annua composita.
Una grande utility statunitense ha più che triplicato la propria produzione di energia da fonti rinnovabili: la sua media ponderata di capex è pari al 93% (78 miliardi di dollari) e nei quattro anni precedenti il 2025 si è impegnata in progetti green che includono anche lo stoccaggio di idrogeno e tramite batterie.
Man mano che la loro attività diventa "più pulita", le aziende saranno in grado di beneficiare di una crescita più alta e di ridurre i rischi legati alla transizione, il che potrebbe portare a una sovraperformance.
Non è sono una “diceria”, ma l’argomento è supportato da un recente studio che mostra come, negli ultimi cinque anni, le utility che hanno generato meno energia dal carbone e speso di più in investimenti a basse emissioni di carbonio hanno sovraperformato del 32% un portafoglio parimenti ponderato di titoli statunitensi del settore”.
Il settore è da sempre fortemente regolamentato e con contratti a lungo termine, quindi questi titoli sono visti come difensivi e tradizionalmente con rendimenti stabili, paragonabili a un investimento obbligazionario.
Ma in questo momento sono anche un interessante elemento di crescita, trainata dall'accelerazione delle energie rinnovabili e degli investimenti nelle reti elettriche.
“Le loro strategie sono spesso allineate alle priorità stabilite dai governi, il che consente loro di attingere a incentivi finanziari aggiuntivi e di investire ancora di più nel lungo termine - conclude Jennifer Boscardin-Ching - Determinate utility permettono agli investitori di capitalizzare la crescita nel settore delle energie rinnovabili, assicurando al contempo flussi di cassa stabili e prevedibilità degli utili a lungo termine”.

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