18/09/2023

Non ci sono segnali di recessione incombente

La News

I tassi di inflazione scendono (lentamente), così come quelli di disoccupazione, la fiducia dei consumatori risale dai minimi, ma le condizioni dei mercati del lavoro restano tese.

E Indicatori anticipatori - come il Purchasing Managers' Index - confermano il quadro di rallentamento economico.

Nel breve periodo sono quindi pressoché assenti i segnali di una eventuale recessione incombente, anche se destano preoccupazione il rallentamento cinese e le crescenti tensioni nel settore immobiliare e in quello finanziario.

 

Michael Blümke, Senior portfolio manager di Ethenea, illustra la view macroeconomica delle tre principali aree economiche.

 

Eurozona. I dati del Pil del secondo trimestre indicano che l'economia ha superato la recessione tecnica, ma l'economia continua a ristagnare, con Germania e Italia che si distinguono per la crescita molto debole. Ciò che risulta particolarmente preoccupante è la contrazione in atto nel terziario, che nel primo semestre di quest'anno aveva trainato la ripresa. La fiducia dei consumatori è risalita dai precedenti bassi livelli, favorita dalla solidità del mercato del lavoro, mentre i dati "hard" hanno deluso su quasi tutta la linea.

Il settore manifatturiero ha risentito della debole domanda estera, quello immobiliare resta sotto pressione e l'inflazione di fondo persiste a quota 5,5%. I tassi reali sono in territorio negativo e la Bce resta quindi alle prese con il dilemma di dover operare una stretta malgrado il rallentamento economico.

Prevediamo tuttavia che la Bce effettuerà al massimo ancora un solo rialzo, per poi prendersi una pausa in attesa della pubblicazione dei prossimi dati macro.

 

Usa. In un contesto di solidi consumi, inflazione in calo e ripresa degli investimenti aziendali permane la speranza di un cosiddetto "soft landing". La crescita dell'economia statunitense ha accelerato nel secondo trimestre e il modello GDPNow della Federal Reserve di Atlanta prevede una crescita reale del 5,6% annualizzato nel terzo trimestre. Una stima tendenzialmente troppo elevata, ma il trend non indica alcun massiccio indebolimento. La debole ripresa nel settore immobiliare e in quello manifatturiero corrobora questa tesi.

Il moderato calo della domanda di manodopera e il rallentamento della crescita dell'occupazione fanno prevedere una graduale distensione del mercato del lavoro. La Fed è riuscita finora a ridurre la domanda complessiva e l'inflazione al 3,2% senza causare un aumento della disoccupazione. Tuttavia Powell, ha ribadito che il compito della banca centrale non si è ancora concluso e una nuova accelerazione dell'attività economica potrebbe costringere a operare ulteriori rialzi dei tassi.

 

Cina. Quest'anno l'economia cinese avrebbe dovuto imprimere slancio alla crescita globale, invece in agosto l'economia ha subito un ulteriore rallentamento. Il crollo del mercato immobiliare ha nuovamente causato effetti negativi, innescando una crisi di liquidità nel sistema bancario ombra e ulteriori insolvenze tra le società immobiliari. Pechino ha ripetutamente sottolineato la necessità di misure politiche mirate volte a ripristinare la fiducia del settore privato, stimolare gli investimenti e i consumi e sostenere l’immobiliare.

Fatta eccezione per i due ribassi dei tassi operati dalla Banca centrale cinese, non sono state varate misure di supporto fiscale su larga scala. L'obiettivo di una crescita del Pil del "5% circa" nel 2023 appare sempre più irraggiungibile. A questo quadro non proprio positivo va ad aggiungersi il fatto che la Cina è alle prese con la deflazione, mentre la maggior parte dei paesi sviluppati si trova ancora a combattere contro livelli di inflazione eccessivi.

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