Obbligazionario, boom di emissioni tra Eurozona e Usa
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Obbligazionario, boom di emissioni tra Eurozona e Usa
di Advisor Professional
La News
Nel gennaio 2023 gli investitori hanno assistito a un'ondata di emissioni obbligazionarie sia negli Stati Uniti che nell'area euro, dopo la netta carenza di collocamenti registrata nella seconda metà del 2022, come evidenziato dall’ultimo Portfolio Manager Update della casa di gestione lussemburghese Ethenea.
Stando alle stime di Informa Global Markets, le società statunitensi avrebbero emesso obbligazioni Investment Grade per un valore di 150 miliardi di dollari a gennaio, una cifra appena inferiore al record di 174 miliardi stabilito nel gennaio 2017. In Europa, gli emittenti hanno iniziato l'anno ancora più determinati.
Come comunicato da Bloomberg, le vendite di debito nell'area euro hanno registrato il ritmo più sostenuto dal 2014 per un inizio d'anno, quando sono cominciate le registrazioni.
I motivi all'origine di questo flusso, tuttavia, differiscono tra Europa e Stati Uniti, nella lettura di Volker Schmidt, senior portfolio manager di Ethenea. Se nel Vecchio continente le aziende hanno voluto approfittare delle condizioni di finanziamento più favorevoli dall'estate scorsa, negli Stati Uniti l'esuberanza degli emittenti è legata principalmente alle aspettative di recessione. Con l'aumento dei volumi di emissione le imprese d'oltreoceano riducono le spese in conto capitale previste o le interrompono del tutto. In base al loro ragionamento, in caso di recessione i cashflow operativi risentirebbero dell'indebolimento della domanda con conseguenti problemi di liquidità.
Si tratta di uno sviluppo interessante anche per gli investitori: le nuove emissioni Investment Grade a breve termine offrono attualmente rendimenti del 5-5,3% circa negli Stati Uniti e del 4% circa nell'area euro.
Non meno interessante è stata la traiettoria dei tassi d'interesse governativi, che nel corso del mese hanno evidenziato un andamento a "V". I deludenti dati economici statunitensi e le voci di un possibile rallentamento dei rialzi dei tassi da parte della Bce hanno innervosito i mercati. Secondo Ethenea si tratta di livelli troppo bassi, difficilmente giustificabili alla luce dei diversi fattori indicanti un'inflazione più persistente.

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