08/06/2022

Inflazione e tassi frenano la crescita

La News

L'andamento dell'inflazione a lungo termine nel 2023 e nel 2024 e la conseguente evoluzione dei tassi d'interesse delle banche centrali determineranno il futuro sviluppo dei tassi a lunga scadenza. Si tratta di un'area che offre terreno fertile alle speculazioni, visto che le certezze sono ben poche.

Volker Schmidt, Senior Portfolio Manager di Ethenea, spiega così lo scenario attuale caratterizzato da forti oscillazioni sui mercati.

 

In seguito agli avvenimenti che hanno segnato l’ultimo periodo, l’inflazione ha continuato la sua corsa raggiungendo un livello che non si vedeva dai primi anni '80. Le banche centrali si sono trovate nella condizione di dover intervenire per contrastare il rialzo dei prezzi.

 

Con l’inflazione in rialzo, i rendimenti delle obbligazioni a lungo termine sono aumentati in misura significativa, così come le condizioni per i nuovi prestiti. Per un prestito immobiliare con collaterale di prim'ordine e tassi d'interesse fissi a 10 anni, si paga già ben oltre il 2% in Germania. Negli Stati Uniti, i tassi sui mutui trentennali sono al 5,25%, il livello più alto dal 2010.

 

Schmidt sottolinea che “è difficile prevedere come si muoverà l’inflazione nei prossimi mesi. Tuttavia, è relativamente più semplice anticipare il comportamento delle banche centrali che continueranno ad inasprire le politiche monetarie alzando i tassi”.

 

In Europa, ci saranno interventi governativi di dimensioni non ancora quantificabili, che ridurranno l'inflazione ma faranno salire i livelli di debito pubblico.

 

Alla luce di queste considerazioni, secondo il manager di Ethenea è improbabile assistere a una ripresa economica sia negli Stati Uniti che nell'area euro.

 

Ci sono due scenari possibili: o l'economia si indebolirà per prima, facendo rallentare l'inflazione e rendendo meno necessario un intervento della banca centrale, oppure livelli di inflazione persistentemente elevati smorzeranno il sentiment dei consumatori, causando una grave recessione economica.

 

In conclusione, Schmidt sottolinea che “se dovesse crescere l'aspettativa che i tassi d'inflazione nel 2023 e 2024 tenderanno ad assestarsi tra il 3% e il 4%, allora le banche centrali saranno costrette ad aggiustare nuovamente le loro politiche. Il risultato sarebbe un ulteriore rialzo dei tassi delle banche centrali e dei tassi d'interesse a lungo termine”.

 

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