Nordea AM: 6 domande per individuare i veri vincitori ESG
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Nordea AM: 6 domande per individuare i veri vincitori ESG
di Advisor Professional
La News
Gli investimenti ESG stanno conquistando ormai sempre più un ruolo preponderante nel contesto del risparmio gestito. Diventa, perciò, tanto più rilevante una domanda: come scegliere davvero le aziende vincenti in quest'ambito?
Ci aiuta a comprenderlo Johan Swahn, gestore della strategia Global Stars Equity di Nordea AM, rispondendo a 6 domande chiave.
1) Qual è la sua filosofia d’investimento per la strategia Global Stars Equity di Nordea?
La gamma Stars di Nordea AM – che include la strategia Global Stars Equity – persegue una reale integrazione delle questioni ambientali, sociali e di governance (ESG) tramite un’approfondita ricerca volta a identificare le società che presentano business model sostenibili e responsabili.
Siamo fermamente convinti che le imprese dalla “parte giusta del cambiamento” saranno i vincitori di domani.
2) Quali sono i primi passi del processo di identificazione di questi vincitori?
La prima fase del processo consiste nel cercare società che presentano “divari di aspettative” interessanti, ovvero catalizzatori del valore fondamentale che differiscono in maniera sostanziale dall’opinione del mercato.
Il passaggio successivo consta nel valutare il posizionamento strategico di un’azienda, concentrandosi su quelle con vantaggi concorrenziali sostenibili, altrimenti definiti “moat”.
Infine eseguiamo un lavoro approfondito basato sui nostri modelli interni di discounted cash flow per stabilire il potenziale di rialzo di un titolo.
Oltre all’applicazione di una rigorosa analisi fondamentale di tipo bottom-up, riteniamo che la vera differenza nel processo d’investimento Star risieda nell’integrazione e nell’analisi dei fattori ESG. Gli analisti ESG del team Responsible Investments di Nordea collaborano a stretto giro con noi in ogni passaggio del processo, fornendo spunti preziosi su possibili rischi e opportunità per gli investimenti attuali e potenziali.
3) Di cosa si occupano principalmente gli analisti ESG?
Ogni società in cui investiamo e potenziale nuova partecipazione viene valutata per stabilirne la responsabilità operativa nei confronti degli stakeholder: dipendenti, fornitori, clienti, investitori, ambiente e società in generale.
Il team stabilisce se i prodotti o i servizi di una società sono ben posizionati in relazione a megatrend di sostenibilità più ampi, come i cambiamenti climatici o quelli demografici, e valuta come tale azienda incorpora le sfide ESG nel suo business model. Il team utilizza poi un modello di rating proprietario per assegnare alla società un punteggio previsionale, che determina se l’andamento è positivo o negativo. Ogni società è classificata con un rating A, B o C.
Il nostro fondo, come tutte le altre strategie della gamma Star, non investe in realtà di classe C.
4) Il coinvolgimento delle società su questioni ESG sta acquisendo sempre più importanza: può farci un breve esempio al riguardo?
È verissimo.
Riteniamo che il coinvolgimento sia un mezzo estremamente efficace.
Il nostro obiettivo consiste nel creare un programma di coinvolgimento che identifichi le questioni ESG più importanti e rilevanti per ciascuna società in cui investiamo.
Un buon esempio di questa roadmap è dato dall’investimento nel leader mondiale degli ingredienti alimentari, Kerry Group. In occasione del primo investimento nell’ottobre 2015, i nostri analisti ESG avevano notato qualche punto debole nella gestione della forza lavoro nella catena di fornitura agricola di Kerry. All’epoca quindi la società aveva ottenuto un rating B+. Il nostro team Responsible Investments ha continuato a collaborare con Kerry nei 18 mesi successivi, riscontrando notevoli miglioramenti durante la visita aziendale nell’aprile 2017. Pertanto, il rating di Kerry è stato rivisto al livello massimo disponibile, ovvero A+. La società fa parte ancor oggi del nostro portafoglio.
5) Uno dei casi di coinvolgimento di più alto profilo degli ultimi tempi è Facebook: può spiegarci come ha lavorato il suo team?
La sicurezza dei dati e la privacy sono questioni ESG di enorme portata e grande rilevanza, soprattutto per le società tecnologiche. I nostri analisti ESG ne tengono debito conto quando valutano questi gruppi.
A questo proposito, a metà del 2017 - ovvero poco prima dello scandalo Cambridge Analytica scoppiato all’inizio del 2018 - gli analisti ESG avevano individuato una serie di problematiche relative ai grandi gruppi tecnologici americani, fra cui Facebook.
All’epoca abbiamo organizzato molte riunioni con esperti e funzionari aziendali e abbiamo deciso di declassare l’azienda. Questo downgrade si è reso necessario soprattutto per l’incapacità della società di apportare cambiamenti a livello di senior management in termini di responsabilità sulla sicurezza dei dati e la privacy. A nostro avviso, Facebook non ha preso abbastanza sul serio questi ambiti e non si è pienamente allineata al Regolamento generale europeo sulla protezione dei dati (GDPR).
6) Quali sono state le conseguenze per la vostra posizione in Facebook?
A seguito del declassamento, Facebook non era più un investimento idoneo per il nostro fondo e quindi la posizione è stata completamente liquidata. Per coincidenza, non abbiamo dovuto aspettare a lungo per vedere quanto può essere efficiente l’analisi ESG: poche settimane dopo la vendita della posizione, infatti, il prezzo azionario del colosso dei social media è crollato del 19% spazzando via $120 miliardi di valore di mercato. Sebbene l’azienda stia cercando attivamente di tornare in carreggiata, il nostro team Responsible Investments è ancora riluttante a cambiare opinione sulle sue credenziali ESG, che rimangono inferiori alla nostra soglia minima.
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