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Pomoni (ING) spiega novità e futuri reclutamenti della rete da oltre 200 CF

11/29/2024 | Daniele Barzaghi

Totale trasparenza e personalizzazione anche per la clientela affluent e upper affuent per la struttura ora affidata all'ex Fineco, Pietro Sforza


Ora che il mercato del risparmio gestito italiano appare sempre più chiuso all’arrivo di nuove case di gestione internazionali, potrebbe iniziare una stagione di diffusione delle reti di consulenza crossborder.

Matteo Pomoni (in foto sopra), Head of investments and wealth in Italia di ING, ha già avviato nel nostro Paese da tre anni una struttura di 200 giovani consulenti finanziari (l’età media è di 31 anni, contro una media nazionale di 52), responsabili di 5 miliardi di euro tra gestito e amministrato, attraverso una piattaforma aperta di 600 fondi di investimento che ad oggi include le soluzioni di BlackRock, JPMorgan AM, Morgan Stanley IM, Fidelity International, State Street GA, Goldman Sachs AM, Ing Solutions Investment Management, Pictet, e, da pochi giorni, Amundi. E, dall’anno prossimo, le polizze di ramo 1 e 3 di bancassurance con CNP Vita Assicura. 

Per creare “un modello innovativo” rispetto ai competitor  “intendiamo seguire anche per la clientela affluent e upper-affluent due pilastri: personalizzazione e trasparenza. Il nostro cliente deve avere chiaro al 100% quanto sta pagando e per cosa. Vogliamo offrire un portafoglio su misura a tutti i clienti e non soltanto ai più ricchi” ha evidenziato il manager, davanti al Tier-1 della stampa finanziaria nazionale, riunita ad Amsterdam, per la presentazione dell’Outlook 2025 da parte del Chief Investment Officer della banca, Bob Homan (qui la sua lettura dei mercati per il prossimo anno).

“Noi partiamo da una logica di empowerment della clientela” si è unita alla presentazione Anneka Treon (in foto sotto), Global Head of private banking, wealth management and investments. “Nel nostro lavoro significa combattere ciò che di opaco vediamo nell'industria degli investimenti. Non ci focalizziamo sulle etichette, sulle distinzioni tra clienti mass-affluent o superiori: parliamo di esseri umani con obiettivi, sogni e ambizioni”.

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“L'Italia è peraltro un mercato enorme in questo ambito” ha proseguito la manager. “Se compariamo i dati di tutta Europa è uno dei riferimenti anche a livello di sofisticazione, penetrazione e consapevolezza degli investimenti. Noi intendiamo approcciarlo in modo un po' più fresco, così come abbiamo già fatto con altri tipi di prodotti, come i mutui”. 

“Per questo" ha ripreso la parola Pomoni "vogliamo far crescere la rete di consulenza, ora affidata a Pietro Sforza (in foto sotto), e inizieremo il reclutamento di figure più senior per accelerare e irrobustire la crescita dei volumi”. Figure di portafoglisti che possano fungere anche da area o group manager.

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“Una rete giovane come la nostra si presta perfettamente a interpretare l’attuale fase di passaggio generazionale” prende la parola lo stesso Sforza, per anni in forze alla direzione commerciale di Fineco (era entrato vent’anni fa, quando una primigenia struttura consulenziale italiana di ING era stata acquisita da UniCredit e inserita in Xelion, poi fusa con la banca-rete di Alessandro Foti, ndr). 

“Il mercato italiano è passato in 10 anni da 350 a 860 miliardi in gestione. E, considerando che i clienti sono passati da 3,5 a ‘soltanto’ 5 milioni di persone, è anche evidente come sia aumentato di molto il patrimonio investito mediamente”, come confermano anche i dati di Assoreti, alla quale la struttura di ING è già iscritta.

“Nei prossimi anni i consulenti finanziari italiani attivi dovranno e potranno aumentare di numero enormemente: non esiste un motivo per cui una donna o un uomo oggi non dovrebbe voler fare questo mestiere. Per di più se supportati da un brand bancario forte”.

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