Selezione vs reclutamento
20/02/2017
Selezione vs reclutamento
di Maria Grazia Rinaldi
"Quando una persona capisce di essere sentita profondamente, i suoi occhi si riempiono di lacrime, io credo che in un senso molto reale pianga di gioia. È come se stesse dicendo: Grazie a Dio qualcuno mi ascolta. Qualcuno sa cosa significa essere me".
Questo principio Rogersiano è alla base del mio modello di selezione.
La selezione è una attività difficile per chi non ama farla, diventa facile per chi invece mostra un interesse reale e autentico nel voler conoscere l' altro, nei suoi valori, nei suoi sogni, in tutto quello in cui crede davvero.
La selezione se ti appassiona non è mai un lavoro noioso o monotono perchè ogni volta si parla con persone diverse che hanno una favolosa storia da raccontare: la loro! Preferisco parlare di selezione piuttosto che di reclutamento. Nella selezione orientata all'Uomo, si guarda al professionista come una persona in quanto tale.
Nel colloquio l'esperienza di vita e professionale del candidato viene accolta per quello che è, senza pregiudizi e giudizi. In questo approccio, non vi è un copione da seguire, non vi è una verità oggettiva a cui dover far riferimento, l'unica verità diventa il "vissuto" del consulente. In questa ottica il fulcro dell'attenzione è centrata sulla dimensione umana.
Quanto più l'intensità della qualità del rapporto che si crea tra candidato e selezionatore è forte tanto più la selezione diventa efficace. Si crea un clima dove potersi evolvere, crescere, ma soprattutto si creano le condizioni per cui il candidato si può esprimere liberamente, con la certezza che dall' altra parte c'è una persona di cui fidarsi.
Colui che seleziona sperimenta l'accettazione positiva, incondizionata verso il candidato.
Il colloquio è centrato sulla persona e non ci si pone nella condizione di esperto ma di un professionista alla pari, essendo se stesso e trasparente, il cui scopo è condividere aspettative e nuovi progetti.
Il manager deve credere lui per primo in quello che propone, far sentire la passione e l' entusiasmo dalle sue parole.
In questo clima di empatia e di trasparenza reciproca sara' piu' semplice per il candidato esprimere se stesso. È fondamentale accettare l'altro anche se porta valori e una visione del mondo aziendale, profondamente diversi dai propri.
Il rispetto è alla base di ogni relazione. È la capacità di non giudicare ma di accogliere l'altro nella sua individualità di persona la "condicio sine qua non" per una selezione che punti all'uomo.
È solo all'interno di un clima di fiducia che l'altro si sente accettato, quanto più si sente rispettato e compreso quanto più cadono ansie e perplessità. Il candidato sa che dall' altra parte c'è una persona di cui potersi fidare.
Una relazione empatica è una delle chiavi del successo.
L'empatia è la capacità del selezionatore di vedere il vissuto del candidato come se fosse nelle sue vesti. Il primo incontro è cruciale per intraprendere un percorso per porti il candidato ad una maggiore consapevolezza di se.
La consapevolezza di se è la condizione necessaria per qualsiasi cambiamento.
Come si può pensare di cambiare azienda se non si è in grado di percepire correttamente il proprio stato attuale? Le persone con una consapevolezza molto bassa, spesso fanno ragionamenti poco focalizzati, si preoccupano per cose poco importanti, hanno convinzioni depotenzianti. Non amano prendere molti rischi. D'altra parte le persone con una giusta consapevolezza, dimostrano coraggio e una maggiore capacità di percepire se stessi in modo oggettivo. Accettano di valutare una prospettiva differente e se risulta migliore della propria sono disposti a cambiare.
Tutte queste condizioni non devono essere considerate né tecniche né metodi, ma piuttosto un modo di essere e fare selezione.
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