09/01/2017

Quanto avremo di pensione ? Dipende #3 … dalla speranza di vita

Manca ancora un ingrediente per poter arrivare alla stima dell’assegno pensionistico: dopo aver versato i contributi, averli rivalutati per l’andamento del PIL e messo insieme un montante pensionistico, è necessario trasformare tale valore in rendita vitalizia.

La variabile che determina il rapporto tra pensione e montante contributivo è la speranza di vita: a parità di montante, più si vive, minore sarà la pensione, perché per più anni verranno mediamente erogate le prestazioni.

 

Facciamo un esempio: immaginiamo di avere accumulato 100.000€ di montante; con una speranza di vita di 20 anni, la pensione sarà pari a un ventesimo (il 5%) del montante, quindi 5.000€ annui; se – come le previsioni di lungo periodo suggeriscono – la speranza di vita tenderà a salire verso i 30 anni, lo stesso montante darebbe un trentesimo (il 3,3%) di rendita, pari a 3.333€.

 

Tale meccanismo non è né giusto né sbagliato: è attuarialmente equo, in quanto consente al soggetto che eroga le pensioni (lo Stato o un ente privato), di mantenere in equilibrio i flussi finanziari, basandosi sul fatto che la metà della popolazione che non arriverà a vita media “finanzierà” la metà che invece la supererà; questo è un principio cardine della mutualità assicurativa. Ma la speranza di vita, come visto in precedenza, ha un impatto anche sulla data di pensionamento: più a lungo si vive, più si spostano in avanti i requisiti per accedere alla pensione; in parallelo sia ha un abbassamento dei coefficienti in trasformazione in rendita dei montanti contributivi, ma si lavora per più anni; l’effetto netto dipende dalla singola situazione lavorativa; in ipotesi di continuità lavorativa i due fenomeni tenderebbero a compensarsi: in sintesi, si andrebbe in pensione più tardi, con una pensione simile.

 

Per la crescita della speranza di vita, la busta arancione INPS non offre scenari alternativi, come accade per la crescita della carriera e del PIL, ma si basa sullo scenario ISTAT previsionale centrale. Ogni volta che la normativa richiederà un aggiornamento dei coefficienti e dei requisiti pensionistici (nel 2019 e poi con cadenza biennale dal 2021), le stime verranno adeguate all’effettiva crescita della speranza di vita misurata da ISTAT. Ancora una volta l’ammontare della pensione può solo essere stimato e va monitorato nel tempo. Anche perché esistono altri due scenari previsionali elaborati da ISTAT: uno “basso” ed uno “alto”, oltre ad una terza serie di dati basata sull’effettiva crescita della speranza di vita registrata dagli anni Settanta ad oggi.

 

Oggi la Busta Arancione INPS non consente di simulare cosa accadrebbe con diverse crescite della speranza di vita, ma è bene ricordarsi che le differenze potrebbero essere significative, sia in termini di momento della pensione che di ammontare dell’assegno pensionistico. Ecco perché per poter pianificare la propria pensione è necessario sia conoscere gli ingredienti che la determinano, sia monitorarne l’andamento nel tempo.

 

Nella prossima puntata entreremo nel merito degli strumenti che possono aiutare ad integrare l’assegno pensionistico pubblico.

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