Quanto avremo di pensione ? Dipende #2 … dal PIL
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Quanto avremo di pensione ? Dipende #2 … dal PIL
di Andrea Carbone
Abbiamo visto che il valore dell’assegno pensionistico che riceveremo dipende da almeno tre variabli: i contributi versati, la loro rivalutazione annua e la trasformazione in rendita del montante complessivo.
Concentriamoci sul secondo elemento: i contributi versati all’INPS si rivalutano ogni anno in funzione dell’andamento dell’economia italiana, misurato attraverso il PIL. Migliore è l’andamento dell’economia, maggiore sarà il montante contributivo che avremo al momento della pensione, e dunque maggiore sarà il valore dell’assegno previdenziale. La rivalutazione del PIL è un tema che riguarda sia il passato che il futuro.
Storicamente il PIL in Italia non è poi andato così male: dagli anni Settanta fino ai recenti anni di crisi, gli anni di recessione erano stati solo due (il 1975 ed il 1993). Considerando che l’INPS usa la media quinquennale del PIL, le rivalutazioni sono sempre state positive. Con i bienni di pesante recessione 2008-2009 e 2012-2013 invece le cose sono cambiate: anche le medie quinquennali ne hanno risentito, portando le rivalutazioni reali (al netto dell’inflazione) ad essere negative; fino al caso limite del 2015 dove anche la rivalutazione nominale sarebbe stata negativa se non ci fosse stata un’iniziativa legislativa che ha posto ad 1 il coefficiente minimo di rivalutazione del montante nominale (salvo recupero negli anni successivi dell’eventuale quota parte negativa …).
I nostri montanti hanno dunque subito in termini reali degli “shock”, proprio come accade nei mercati finanziari: le nostre pensioni future saranno un po’ più basse per via degli ultimi anni di recessione. Per quanto riguarda il futuro invece, l’aspetto più interessante sul quale riflettere è il valore usato da La Mia Pensione INPS per stimare l’andamento del PIL.
Trattandosi di una capitalizzazione composta dei contributi versati, vi è una certa differenza tra stimare che il PIL da oggi fino al momento della pensione cresca dello 0% o dell’1,5%: la pensione può infatti variare in media tra il 10% ed il 25%, a seconda del numero di anni che mancano alla pensione. Il simulatore INPS usa per gli anni futuri le previsioni fatte dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che hanno una media dell’1,5%. Il simulatore consente poi di inserire un secondo scenario, con PIL all’1%.
Quale valore usare tra i due? Prudenza suggerirebbe di usare il valore minimo tra quelli disponibili, in modo da non correre il rischio di sovrastimare la propria pensione, e dunque sottostimare la necessità di integrazione pensionistica. La previdenza complementare, che peraltro investe in mercati e non nel PIL, può dunque essere vista come un modo per gestire il rischio che un andamento non brillante dell’economia italiana possa ridurre l’importo dell’assegno pensionistico.
Nella prossima rifessione vedremo come ci sia un terzo elemento da considerare, oltre alla carriera e al PIL, che ha un impatto diretto sul valore della pensione.
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